Il progetto, realizzato dell’architetto Annalisa Capuano, interesserà l’asse di accesso all’agglomerato ASI di Marcianise.
La sperimentazione in ambiente industriale – dice l’architetto – di un modello paesaggistico nato per la rinaturalizzazione di aree destinate ai grandi parchi cittadini, è condotta seguendo l’dea di collegare, non solo virtualmente, ma fisicamente, la città agli agglomerati industriali, realizzando un tessuto connettivo più consono alle moderne aspettative di vita e di lavoro.
Sono diversi, infatti, i fattori che rendono indispensabile questa esperienza, innanzitutto la profonda trasformazione dei modelli di sviluppo che hanno regolato il rapporto tra mondo rurale, industriale ed urbano: non esiste di fatto una separazione funzionale tra città, industria e campagna; l’affermazione di una coscienza ambientale estesa a molte componenti della popolazione, con una domanda crescente di maggiore qualità ambientale sia a livello di mobilità, sia a livello di ricreazione, e quindi maggiore domanda di spazi qualificati per il movimento e per la funzione ludica; il rapido sviluppo della Information and Communication Technology, destinata a rivoluzionare il nostro modo di vivere e quindi di muoversi e fruire del territorio.
In tale quadro, l’interesse per la realizzazione e la progettazione di un sistema di spazi verdi può contare su tre elementi formidabili: la domanda da parte della popolazione, l’affermazione di nuove visioni progettuali e il supporto di tecnologie adeguate. In riferimento all’interesse della popolazione, va inoltre precisato che esso si sta concentrando sulla possibilità di fruizione di componenti verdi che soddisfino anche le esigenze del quotidiano, ossia di spazi fruibili nel raggio di pochi minuti da casa e/o dal lavoro. Il progetto, inoltre, cerca di rilanciare l’idea della pianificazione multi-obiettivo che al contrario di quella definita per singoli obiettivi, colpevole dell’eccessivo “azzonamento specifico” e quindi reo di urbanizzazione diffusa, spreco della risorsa suolo, e talvolta di considerevoli danni ambientali, si preoccupa di far convivere nel territorio più funzioni urbanistiche integrate, al fine di permettere utilizzi del suolo integrati che garantiscano rapporti di buon vicinato. In tal modo si cercherà – continua l’arch. Annalisa Capuano – di rompere il rigido schema pre-costituito, ossia la netta separazione tra città, campagna ed industria, che ha portato, sul nostro territorio, alla costituzione di “non luoghi” diseredati e abbandonati, con notevoli sprechi della risorsa suolo, ed a determinare lo sviluppo di un “movimento dolce” di conoscenza e di fruizione delle risorse del territorio, attuando quel passaggio graduale tra ambiti diversi auspicato dalle più recenti visioni pianificatorie.
Tutto ciò – dice il dott. Carlo Importuna – insieme ad un attento lavoro di riduzione dell’inquinamento atmosferico, abbattimento dell’inquinamento acustico e luminoso, miglioramento del microclima. Non va sottovalutato, continua il medico, l’enorme impatto del progetto sulla salute pubblica: la riduzione delle polveri fini sospese in atmosfera, l’aumento del contenuto in ossigeno all’altezza delle auto con l’ossidazione dei gas di scarico, l’azione di fissazione di gas tossici quali l’anidride solforosa, il miglioramento del microclima locale e la termoregolazione dell’ambiente, l’azione frangivento e la riduzione del rumore tramite l’effetto barriera, sono solo alcuni dei vantaggi immediati per la comunità; inoltre con l’accurata scelta e sistemazione delle essenze arboree, ordinate in base alla quantità di pollini che liberano in atmosfera, nonché in base al periodo di fioritura si ridurranno i rischi di malattie allergiche.
Un altro elemento di novità è dato dal fatto di aver voluto progettare ispirandosi al contesto naturalistico in cui si dovrebbe collocare dal punto di vista biogeografico l’area.
Per operare secondo questa direttrice di pensiero, l’arch. Capuano si è avvalsa della collaborazione del prof. Maurizio Fraissinet.
Ciò ha comportato che per la scelta delle specie vegetali e per la riqualificazione del verde si siano previste solo piante autoctone della flora mediterranea. Questo non solo comporterà – dice il prof. Fraissinet – vantaggi di natura gestionale con la riduzione dei costi di manutenzione, ma consentirà di fare assumere all’area anche un notevole miglioramento sotto il profilo paesaggistico, recuperandosi, infatti, il paesaggio vegetale mediterraneo delle nostre terre, fatto di lecci, platani, carrubi, cipressi, mirto, lentisco, ecc., e non certo di palme, magnolie e mimose, la cui crescita, peraltro è stentata e poco soddisfacente alle nostre latitudini. La scelta di specie arboree e arbustive della macchia mediterranea condurrà anche a un incremento dell’avifauna selvatica, con i suoi colori e i suoi canti, che non guasta certo nel completare l’effetto di rinaturalizzazione di un territorio. Rinaturalizzazione che passa anche per scelte coraggiose, si è previsto, infatti, di ridurre la larghezza stradale a vantaggio di ulteriori filari arborei. Effettivamente le strade – ha affermato Fraissinet – erano troppo larghe per il volume di traffico e si è pensato di privilegiare le orecchie (inquinamento acustico) e i polmoni (inquinamento atmosferico) degli esseri umani rispetto alle esigenze di pneumatici e pistoni, in considerazione anche del fatto che con la riduzione apportata il traffico non subirà alcuna ripercussione.
Notevole, infine, il profilo culturale dell’operazione di rinaturalizzazione che porterà alla riscoperta dell’enorme patrimonio di biodiversità floristica della nostra flora mediterranea e della fauna che lo popola, una riscoperta che avverrà giorno dopo giorno con la “convivenza” di lavoratori e altri fruitori dell’area con gli alberi, gli arbusti e la fauna che li popolerà, una riscoperta che verrà anche aiutata dall’apposizione di tabelle in legno che spiegheranno come fare a riconoscere le varie specie.
Una zona industriale, in pratica, che si ispira a un parco naturale: davvero un evento di grande portata che si spera venga imitato il più possibile, e che, con molta probabilità restituirà al territorio e ai suoi abitanti un’area che sembrava persa e dimenticata e che ora, invece, potrà essere scoperta quale luogo gradevole in cui stare.